Volterra riscopre Stenone. Grazie ad una felice intuizione di alcuni amici fiorentini, accolta dall’Accademia dei Sepolti, la città di Volterra sarà chiamata quest’anno a ricordare i 350 anni dalla visita di un personaggio di fondamentale importanza per la vita della Chiesa e soprattutto per lo sviluppo della scienza geologica: il danese Niels Stensen (1638-1686), noto con il nome italianizzato di Niccolò Stenone e legato alla storia di Volterra per il soggiorno di studi naturalistici che effettuò nella nostra città e nei suoi dintorni nella primavera del 1668.
L’evento, che ha trovato la collaborazione piena della Diocesi e del Comune di Volterra, si svolgerà nel pomeriggio di venerdì 20 aprile nella saletta Beato Pio IX (presso la Chiesa di San Michele) alle ore 16,30. Sono previsti gli interventi dell’accademico corrispondente prof. Giovanni Cipriani su “Volterra nel Seicento e i rapporti con i Medici”, della dott.ssa Maria Francesca Gallifante su “Niccolò Stenone nel Granducato di Toscana” e del dott. Giancarlo Lari su “L’origine della geologia: Stenone a Volterra e il De solido”.
Nato a Copenaghen, Niccolò Stenone fu anatomista di chiara fama (a lui si deve la scoperta del cosiddetto “dotto di Stenone” della ghiandola parotide). Nel 1665 si trasferì a Firenze dove fu accolto con grande cordialità dal Granduca Ferdinando II de’ Medici e dove i suoi studi alle scienze della terra. Di religione protestante per nascita, in preda ad una profonda crisi religiosa, nel 1667 si convertì alla fede cattolica. Spinto dal desiderio di approfondire gli studi sul territorio toscano e particolarmente le straordinarie caratteristiche del volterrano (terme, lagoni, soffioni, fenomeni erosivi ecc…) decise di recarsi a Volterra dove rimase dalla metà di marzo all’aprile inoltrato del 1668. Ospitato in città dal provveditore Raffaello Maffei nel Palazzo gentilizio di Via Matteotti (dove una lapide ancor oggi nel fa memoria), Stenone visitò attentamente il nostro territorio che gli apparve come un vero scrigno di tesori geologici. A Volterra, egli fu particolarmente colpito dalla notevole quantità di conchiglie incluse nei calcari arenacei (pietra localmente conosciuta col nome di “panchina” o “panchino”), affioranti sulla sommità del rilievo ed impiegati ampiamente per l’edificazione della città. Il materiale raccolto in questo soggiorno confluì nell’opera De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus che fu pubblicata a Firenze nel 1669 e che, sebbene ancorata alla cronologia biblica, rappresenta una pietra miliare nella storia delle discipline geologiche e paleontologiche. Divenuto sacerdote a Firenze nel 1675, nel 1677 fu nominato vescovo titolare di Titiopolis in Turchia e vicario apostolico per la Scanidnavia. Ricevette l’ordinazione episcopale lo stesso giorno del barnabita milanese Carlo Filippo Sfondrati, che fu poi vescovo di Volterra per tre anni, fino al 1680. Stenone morì nel 1686 a Schwerin, ma per ordine del Granduca di Toscana Cosimo III la sua salma fu trasportata a Firenze, dove ancor oggi riposa presso la Basilica di San Lorenzo. Il 23 ottobre 1988 il papa San Giovanni Paolo II elevò Stenone alla gloria degli altari con il titolo di “Beato”.
Al termine della conferenza, alle ore 18 il Vescovo Alberto Silvani presiederà la concelebrazione eucaristica nella Chiesa di San Michele: sarà presente anche mons. Marco Viola, proposto della Basilica di San Lorenzo e custode delle reliquie del Beato Stenone.
Tutti sono invitati.