Rassegna Volterrana

Rivista d’arte e di cultura
Editrice  Accademia dei Sepolti ©

Direttore responsabile:
Alessandro Furiesi

Comitato di redazione:
Umberto Bavoni, Roberto Castiglia,
Piero Fiumi, Francesco Gabellieri,
Giorgio Gazzarri, Cecilia Guelfi,
Simon Domenico Migliorini, Silvano Mori,
Jacopo Paganelli, Alberto Pizzigati

Curatore redazionale: Franco Ciappi

La Rassegna Volterrana viene pubblicata grazie al contributo della
Fondazione cassa di risparmio di Volterra

Le richieste per la pubblicazione di eventuali contributi nella  Rassegna Volterrana dovranno essere inviate via mail a:

info@accademiasepolti.it

NORME REDAZIONALI PER I COLLABORATORI DELLA RASSEGNA VOLTERRANA

La Rassegna Volterrana, come è scritto nell’Art. 2 del Regolamento dell’Accademia dei Sepolti, è organo dell’Accademia; il Consolo (o un suo delegato scelto tra Soci ordinari) ne ha la direzione, assistito, per quanto concerne la scelta e la revisione degli articoli, dal un Comitato di Redazione.

Ogni articolo dovrà essere presentato nelle modalità indicate (cfr. infra) entro e non oltre il 30 settembre, per poter essere accolto nel numero in uscita nella primavera dell’anno successivo, attenendosi alle norme redazionali specificate sotto.

Gli articoli proposti saranno valutati dal Direttore della rivista e dal Comitato di Redazione che, a proprio insindacabile giudizio, decideranno se pubblicare il contributo, riservandosi la possibilità di suggerire interventi (sostanziali e non) per migliorare il testo (non solo per la parte scritta, ma anche per le immagini proposte).

 

 

Norme generali

 

Citazioni

Quando si vuole evidenziare un termine presupponendo la dizione “il cosiddetto”, ovvero “ciò che gli altri chiamano” si usa la virgoletta semplice (es.: essi occupano una posizione ‘borderline’); da evitare le espressioni “c.d.” o “cd”.

 

L’uso della “d” eufonica

È buona regola limitare il più possibile l’uso della “d” eufonica, richiesta solo quando si susseguono due vocali uguali o nelle espressione come “ad esempio” (ma: “a esempio”, in frasi del tipo “venire citato a esempio”).

 

Corsivo

Vanno in corsivo:

- i titoli di libri, film, titoli di opere d’arte, mentre le riviste, i giornali, i periodici, e i titoli di mostre vanno tra virgolette sergentate « »;

- le parole straniere, latine o dialettali, quando non siano entrate a far parte dell’uso comune in italiano. Poiché il concetto di “uso comune” è molto vago e soggettivo, nei casi d’incertezza si preferisca il tondo. Si ricordi comunque che una parola straniera, una volta usato il tondo, non può prendere il plurale della lingua di origine, in quanto la si considera adottata dalla nostra lingua.

(es.: i film, ma: vere e proprie farms);

- i versi poetici;

- i segni di interpunzione vanno in corsivo solo se sono parte integrante di un titolo, di una frase o di una parola in corsivo;

- il corsivo serve inoltre a dare particolare risalto a una parola, ma è bene limitarne l’uso.

- le parentesi, i numeri di nota e le virgolette non devono mai essere in corsivo.

 

La data

Le indicazioni dei secoli vanno sempre scritte per esteso e con l’iniziale maiuscola (es.: il Novecento e non il ‘900);

Le date che indicano i decenni vanno scritte per esteso, con la lettera iniziale maiuscola (gli anni Cinquanta e non gli anni ’50);

Le date complete di giorno, mese, anno si scrivono come segue:

(es.: il 25 aprile 1945; l’11 gennaio 1956; l’8 settembre 1943; il 1° maggio 1960).

 

Indicazioni metriche e ponderali

Le abbreviazioni di misura, da collocare dopo la cifra, vanno in minuscolo e senza il punto a seguire (es.: 20 m; 3,5 km; 14.000 mq; 15,7 cm; 3,2 gr).

 

Maiuscole

Si scrivono in maiuscolo:

- i nomi che indicano epoche, periodi o avvenimenti di grande importanza storica:

(es.: il Paleolitico; l’età del Bronzo; il Bronzo finale; la Rivoluzione francese ma la Rivoluzione d’Ottobre);

- i termini geografici quando si riferiscono alla regione geografica in particolare (es.: la Valdelsa del Nord, ma a nord di Volterra; il Medio Oriente, ma a oriente di Siena);

- i nomi di enti, istituzioni, organizzazioni (es.: la Banca del Lavoro; il Mercato Comune Europeo)

- i nomi di palazzi, teatri, locali pubblici (es.: palazzo dei Priori; cappella Sistina; teatro alla Scala), indicando col minuscolo l’edificio in se stesso; se ci si riferisce ad esso in quanto istituzione o ente giuridico e in questo caso deve essere citato per esteso (es.: Enrico Fiumi fu il direttore del Museo Etrusco ‘Mario Guarnacci’);

- santo, santa si scrivono maiuscoli quando fanno parte del nome proprio di una chiesa, località o via, ma minuscoli, quando ci si riferisca al santo come persona (es.: via San Francesco; il Museo Diocesano d’Arte Sacra ospitato nella chiesa di Sant’Agostino; l’urna in cui furono composti i resti di san Clemente recuperati nel 1140 nella prima rovina che subì la chiesa di San Giusto). Le parole “San” o “san” e le altre forme (Santo, Santa, Sant’, Santi, Santissima) non vanno mai abbreviate con “S.”, “s.” o “SS.”.

I nomi generici di luogo (ess.: via, piazza, viale, etc.) sono sempre indicati con la lettera minuscola.

 

Numeri

Vanno sempre scritti in lettere ad esclusione dei casi citati sotto:

- date (es.: 20 agosto 2012);

- ore (es.: le undici e mezzo = 11:30);

- misure (es.: 15 cm);

- gli ordinali si scrivono in cifre romane e mai con la a o la o a esponente (es.: XVI secolo; Pio IX); quando indicano il numero delle pagine si scrivono in maiuscoletto (es.: pp. xi-xv);

- numeri che hanno uno specifico carattere distintivo (numero di matricola, di tassi, di abitazione, di pagina, ecc.)

- i numeri superiori alle tre cifre si scrivono con il puntino (es.: £ 5.000; 10.000 uomini) ad eccezione degli anni e del numero delle pagine (es.: la peste del 1348; pp. 1252)

 

Punti cardinali

I punti cardinali si scrivono in minuscolo e per esteso se indicano la direzione (es.: nord, sud, est, ovest); nelle locuzioni composte si usa il trattino (es.: direzione nord-sud, ma nord occidentale, senza trattino; con orientamento nord est-sud ovest). Si scrivono maiuscoli se indicano il luogo (es.: un tutto il Nord, l’Est asiatico).

 

Trattini

Per quanto concerne l’uso dei trattini, il tratto breve – serve a unire le diverse parti di una parola composta o di un doppio cognome; il tratto lungo – per distinguere le battute di un dialogo o separare un inciso dal resto della frase. Si usano tra due parole formanti un nome composto (sala-stampa, tratto Torino-Lione). Non si usano con la preposizione latina ex (es: ex ammiraglio, ecc.). Vice, capo, anti, contro ecc. fanno corpo unico con la parola che segue.

 

Trattini medi di sospensione

Vanno usati per gli incisi o in sostituzione delle parentesi nel caso di una frase già tra parentesi.

 

Separazione tra le parole

Le parole sono separate con un solo spazio. Non inserire nessun spazio:

- tra un segno di punteggiatura e la parola che lo precede;

- tra l’apertura di una parentesi e la parola che segue e tra la chiusura di una parentesi e la parola che precede.

Fare attenzione a non lasciare doppi spazi: prima di consegnare si consiglia di verificare l’eventuale duplicazione degli spazi doppi con l’apposito comando di word per la visualizzazione dei simboli di formattazione nascosti; se necessario usare il comando di sostituzione automatica alla fine del lavoro per sostituire uno spazio semplice a tutti gli spazi doppi lasciati per errore.

 

Utilizzo delle virgolette

Il PC consente l’uso di tre tipi di virgolette:

- le virgolette semplici alte ‘  ’si usano per evidenziare nel testo singole parole;

- le doppie alte “  ” per citazioni all’interno di altre citazioni;

- le virgolette basse, dette anche ‘sergentate’ «  » (che si generano premendo il tasto Alt assieme a 174 o 175 del tastierino numerico o, più semplicemente, da Inserisci > Simbolo), per racchiudere citazioni, per indicare il titolo di riviste.

 

Note a piè di pagina

Il rimando alle note a piè di pagina nel testo, reso in numero arabo progressivo e in apice, è collocato prima dei segni di interpunzione (es.: … contado fiorentino3. La formazione …).

 

Indicazione dei rimandi interni

Quando si richiamano figura/e (fig./figg.), tavola/e (tav./tavv.) e grafico/i (graf./graff.) vanno sempre indicati in corsivo con iniziale minuscola inserita tra parentesi, preferibilmente in fine periodo e prima del segno di interpunzione. Anche il numero arabo che segue va scritto in corsivo (es.: tav. 1).

 

Altre abbreviazioni comuni:

alt. (altezza); ann. (annotazione); arch. (archivio); art., artt. (articolo/-i); b./bb. (busta/-e); c./cc. (carta/e); cfr. (confronta); col./coll. (colonna/-e); c.s. (in corso di stampa); diam. (diametro); ecc. (eccetera, mai preceduto da virgola); ed. (edizione); es. (esempio); f./ff. (foglio/-i); fasc. (fascicolo); fig./figg. (figura/-e); fr./frr. (frammento/-i); inv. invv. (inventario/-i); largh. (larghezza); loc. (località); lungh. (lunghezza); mapp. (mappale); ms. (manoscritto); n./nn. (numero, /-i); neg./negg. (negativo/-i); p./pp. (pagina, /-e); par. (paragrafo); p.d.c. (piano di calpestio); profon. (profondità); prot. (protocollo); r. (recto); rel. (relazione); rub. (rubrica); s.d. (senza data); s.l. (senza indicaz. di luogo); s.l.m. (sul livello del mare); spess. (spessore); s./ss. (seguente/-i); strisc. (strisciata); suppl. (supplemento); s.v. (sub voce); tab./tabb. (tabella/-e); tav/ tavv. (tavola/-e); tit. (titolo); v. (verso); vol./voll. (volume/-i).

 

Ordine delle citazioni

Se in una nota si susseguono più citazioni si mettono in ordine cronologico di edizione separate da un punto e virgola. All’interno di una stessa citazione non si dovrà mai andare a capo. Per il rinvio a note precedenti o seguenti si usa rispettivamente v. supra e v. infra, seguito dal numero della nota o della pagina o da entrambi.

 

Brani riportati nel testo

I brani di altri autori riportati testualmente, in qualunque lingua siano, vanno riportati in tondo tra virgolette sergentate, mentre le parole in lingua diversa dall’italiano riportate nel testo, ma che non sono citazioni testuali (o termini entrati nell’uso comune come ad esempio: computer che si scriverà in tondo), vanno in carattere corsivo (es.: la koinè linguistica del IV secolo; l’intero corpus del diritto civile, etc.).

Per indicare un’omissione all’interno di una citazione si mettono tre puntini tra parentesi quadre […] e sempre tra parentesi quadre anche eventuali integrazioni al testo citato. Se nel testo è presente un errore o un refuso si trascrive così com’è con la formula sic in corsivo, tra parentesi quadre in tondo [sic].

Se il brano citato supera le 3-4 righe va in corpo più piccolo, andando a capo fra virgolette sergentate. Nel caso di citazione nella citazione va usato un tipo diverso di virgolette (es.: «Lo Spirito Sancto parla per la bocha del propheta dicendo “Declina a malo et fac bonum”»).

I richiami alle note a piè di pagina sono sempre indicati in esponente senza parentesi prima del segno di interpunzione. Un’eventuale nota relativa al titolo del contributo va indicata con asterisco. I versi, quando non siano riportati in colonna al centro della pagina, si dividono mediante barra verticale |. Lo stesso segno si usa per indicare la divisione delle righe nelle pergamene.

Nei codici il cambio di carta va indicato facendo seguire alla barra, in corsivo e tra parentesi quadre, il numero della carta successiva (es.: … dalla festa di sancto Francesco in sino | [c. 22r] alla Resurrectione …).

 

Criteri di trascrizione dei documenti e dei manoscritti

La trascrizione del testo di documenti o manoscritti in latino o in volgare deve essere il più possibile aderente alla grafia usata nel testo (ad es. si mantengono il nesso æ, la ç e la y) con le seguenti eccezioni:
- la j si trascrive con i, salvo se si trova all’ultimo posto in un numero romano;

- la u con valore consonantico si rende con la v;

- la separazione delle parole deve seguire l’uso moderno.

Le maiuscole si danno secondo l’uso moderno, riservandole ai nomi propri, all’inizio del testo dopo un punto, ai nomina sacra (Dio, Gesù, Spirito Santo, etc.), agli ordini religiosi o cavallereschi, alle varie magistrature comunali, alla parola santo, quando designa una località o un edificio (chiesa, mulino, etc.), ma non se designa una persona, alle feste, a Chiesa e Impero, quando designano le omonime istituzioni universali.

Gli accenti, gli apostrofi, la punteggiatura e i segni diacritici si danno secondo l’uso moderno.

Le cifre si trascrivono in caratteri romani o arabi, secondo come compaiono nel testo, e si pongono fra punti (es. .xvij.; .18.).

Le abbreviazioni si sciolgono senza alcuna segnalazione particolare, a meno che non vi sia ambiguità di scioglimento: in tal caso si sciolgono tra parentesi tonde (  ).

Le lacune nel testo si segnalano fra parentesi quadre [  ] se si tratta di guasti meccanici (macchie, scolorimento dell’inchiostro, lacerazioni); le eventuali integrazioni del curatore, per lapsus calami o errore del copista, fra parentesi angolari ⟨ ⟩.

Tre asterischi *** indicano uno spazio lasciato in bianco dal copista o notaio.

Le parole in caratteri cancellereschi allungati, tipiche delle bolle papali, si fanno precedere e seguire da tre asterischi sovrapposti.

Come già indicato, nella trascrizione delle pergamene, o di ogni altro tipo di fonte che necessiti tale indicazione, la divisione delle righe si segnala con la barra verticale |.

 

Iscrizioni antiche

Per le edizioni di iscrizioni antiche è impiegato il metodo degli epigrafisti, ovvero l’estensione del sistema di pubblicazione dei testi antichi su papiri anche alle epigrafi.

Per i testi in lingua etrusca, come da consolidata tradizione della disciplina (per le norme generale, che qui abbiamo seguito cfr.: M. Cristofani, Introduzione allo studio dell’etrusco, Firenze, Leo S. Olschki editore, 19912 [Pocket Library of “Studies” in Art, 23]; per i maggiori corpora e raccolte con indicazioni per l’edizione cfr. E. Benelli, Iscrizioni etrusche. Leggerle e capirle, Ancona, Saci edizioni, 2007, V. Bellelli, E. Benelli, Gli Etruschi. La scrittura. La lingua, la società, Roma, Carocci editore, 2018 [Studi Superiori, 1133];), si ricorre ai seguenti segni diacritici:

          il punto sotto una lettera indica la lettura incerta di una lettera leggibile;

×          il segno a “croce di Sant’Andrea” (da inserire dai simboli, non dalla tastiera come ‘x’) indica la presenza di una lettera non identificabile;

[a]       le lettere tra parentesi quadre indicano proposte di lettura di parti perdute;

(a)       le lettere tra parentesi tonde indicano scioglimento di abbreviazioni;

a⟩    le lettere tra parentesi angolari sono segni alfabetici scritti caduti per lapsus calami;

[…]     i punti tra parentesi quadre corrispondono alle lettere perdute;

[---]     tre tratti brevi all’interno di parentesi quadre indicano un numero imprecisato di lettere perdute.

 

Citazioni bibliografiche

 

Nome e cognome dell’autore

Si indicano con l’iniziale del nome, puntata, seguita dal cognome in maiuscoletto. Se il nome è doppio, non separare le due iniziali con uno spazio (es.: M.S. Mazzi).

Se si tratta di un volume e gli autori sono più di uno, si danno nell’ordine in cui compaiono sul frontespizio, separati tra loro da una virgola, per evitare confusioni con gli autori che hanno cognome doppio già con il trattino (es.: D. Herlihy, C. Klapisch-Zuber).

Nel caso di più di tre autori, si dà direttamente il titolo del libro (evitare l’indicazione AA.VV.).

Se si tratta di un articolo in rivista o in volume collettaneo, valgono le indicazioni riportate sopra; tuttavia, se gli autori sono più di tre, indicare tutti gli autori per esteso.

Se l’autore è un ente o un istituto, il nome si dà per esteso, in maiuscoletto (es.: Comune di San Gimignano, Una farmacia preindustriale in Valdelsa).

Anche per il prefatore e l’introduttore si danno l’iniziale del nome e il cognome in maiuscoletto, preceduti dalla locuzione “prefazione di” o “introduzione di”. Se però si cita in particolare la prefazione (o l’introduzione), il prefatore (o l’introduttore) si dà all’inizio (es.: D. Cantimori, Prefazione a R. de Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo).

 

Titolo dell’opera

Si separa dall’autore con una virgola e si dà sempre in corsivo, anche se si tratta di un saggio in un volume collettaneo o del capitolo di un libro.

 

Nome e cognome del curatore

L’iniziale del nome, puntata, e il cognome, in tondo (non maiuscoletto), si collocano, nel caso di una monografia, dopo il titolo, preceduti dalla locuzione “a cura di” in tondo (es.: G. Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca, Torino, Giulio Einaudi editore, 2014); nel caso di atti di convegno o mostra dopo la parentesi con il luogo e la data di svolgimento (per gli esempi cfr. infra).

La locuzione “a cura di” deve essere scritta nella lingua utilizzata per le indicazioni bibliografiche del frontespizio:

 

francese sous la direction de
inglese ed. (singolare); eds (plurale)
italiano a cura di
spagnolo a cargo de
tedesco hrsg. von (singolare); hrsg. vom (plurale)

 

Articoli di riviste e periodici

La citazione di un saggio apparso in un periodico deve comprendere, nell’ordine, i seguenti elementi: autore (secondo le norme indicate sopra), titolo del saggio (in corsivo), titolo per esteso del periodico (in tondo, fra virgolette sergentate « » e preceduto da virgola, mai da in), numero dell’annata (in numeri arabi o cifre romane in maiuscoletto secondo l’indicazione della rivista), corrispondente anno solare (in cifre arabe e fra parentesi tonde), eventuale numero del fascicolo, eventuale numero di serie che segue il numero del fascicolo fra parentesi tonde, eventuale anno effettivo di uscita tra parentesi quadre separato da una virgola, qualora fosse diverso dall’anno della rivista e numeri estremi delle pagine. Non vanno citati né luogo di stampa né editore (es: «Miscellanea Storica della Valdelsa», CXXVI (2020), 1-2 (338-339), pp. 3-17).

È consentito invece abbreviare per sigla il nome della rivista, dandolo tra virgolette basse (es.: «MSV»), sciogliendo la sigla all’inizio del testo o indicandola dopo la prima citazione e facendola precedere dalla locuzione da ora; nel caso di pubblicazioni di tipo archeologico utilizzare le abbreviazioni dell’Archäologische Bibliographie.

Se si tratta di numero monografico con titolo specifico, questo va inserito dopo il numero della rivista, tra parentesi, in corsivo, preceduto dall’abbreviazione num. mon., es.: : G. Maetzke, Mario Guarnacci Lucumone dell’Accademia etrusca di Cortona, «Rassegna Volterrana», lxxix (2002) [2003], (num. mon., Mario Guarnacci (1701-1785). Un erudito toscano alla scoperta degli Etruschi, Atti del Convegno di Studi [Volterra, 14-15 giugno 2002]), pp. 247-250.

Se si cita un estratto, alla fine si usa la locuzione estratto da, seguita dai dati relativi al periodico secondo le regole sopra indicate e se la paginazione ricomincia da uno, si cita quella dell’estratto [es: R. Bianchi Bandinelli, Materiali archeologici della Valdelsa e dei dintorni di Siena, Siena, Tip. San Bernardino, 1931, pp. 8-12, estratto da «La Balzana», II (1928), pp. (se diverse, altrimenti omettere le pagine)].

Nelle citazioni da quotidiani al nome dell’autore e al titolo dell’articolo si fanno seguire il titolo del giornale tra virgolette sergentate e la data [giorno, mese in forma abbreviata (solo le prime tre lettere puntate) e anno] della pubblicazione e la pagina (es: M. Battistini, Abitazione del vescovo dopo il sacco del 1472, «Il Corazziere», 20 feb. 1916, p. 2).

Se un saggio già pubblicato in una rivista viene ripubblicato in volume, si citano, dopo le indicazioni relative alla prima pubblicazione, i dati della seconda preceduti da rist. in.

 

Atti di convegni

Si usa il corsivo, oltre che per il titolo, anche per la località e la data del convegno, quando questi ultimi fanno parte del frontespizio; diversamente vanno in tondo (es.: THEAOMAI. Teatro e società in età ellenistica. Atti delle XI giornate gregoriane (Agrigento, 2-3 dicembre 2017), a cura di V. Caminneci, M.C. Parello, M.S. Rizzo, Firenze, All’Insegna del Giglio, 2019; ma Tarquinia e le civiltà del Mediterraneo, Atti del Convegno Internazionale (Milano, 22-24 giugno 2004), a cura di M. Bonghi Jovino, Milano 2006 (Quaderni di Acme, 77).

Se presente uno o più curatori, la curatela va inserita dopo il luogo e la data (indicate tra parentesi), secondo l’ordine del frontespizio (es.: Dalla Valdela al Conero. Ricerche di archeologia e topografia storica in ricordo di Giuliano de Marinis, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Colle di Val d’Elsa, San Gimignano, Poggibonsi, 27-29 novembre 2015), a cura di G. Baldini, P. Girodini, Firenze, All’Insegna del Giglio, 2016 («Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana», Supplemento 2 al n. 11/2015).

 

Mostre

Quando si cita una mostra, si indica il titolo in corsivo, seguito dalla formula catalogo della mostra (in tondo), separata da una virgola e seguito dal/i luogo/i di svolgimento e data separati da una virgola tra parentesi, seguiti dalla curatela (nome e cognome in tondo non maiuscoletto) e dal luogo e l’anno di edizione (es: Etruschi di Volterra. Capolavori da grandi musei europei, catalogo della mostra (Volterra, 21 luglio 2007-8 gennaio 2008), a cura di G. Cateni, Milano, Motta, 2007).

 

Note tipografiche

Si danno in tondo dopo il titolo nella lingua in cui figurano sul frontespizio e nel seguente ordine: luogo, editore, anno, separando i diversi elementi con una virgola.

Se il luogo non è conosciuto si usa s.l.; se non è conosciuto l’editore, fra luogo e anno non si mette la virgola; se non è conosciuto l’anno si usa s.d.; se non si conosce nessun elemento delle note tipografiche si usa s.n.t. (M. Anselmi Zondadari, G. Baldini, D. Barbagli, G.C. Cianferoni, Un marchese archeologo. L’esperienza di Bonaventura Chigi Zondadari, s.n.t., ma Siena 2010).

Per edizioni successive alla prima si dà il numero dell’edizione in esponente (es: G. Camporeale, Gli Etruschi. Storia e civiltà, Torino, UTET, 20154). L’editore si indica nella forma più semplice, generalmente solo il cognome (es.: Firenze, Olschki, 2020, mai Leo S. Olschki Editore). Se invece dell’editore è indicata la tipografia o la stamperia, il semplice cognome è preceduto da Tip. o da Stamp.

 

Altre note

Per le opere in più volumi o tomi pubblicati in anni diversi, si indicano le date estreme in tondo, separate da un trattino senza spazi, e il numero dei volumi o tomi seguito da voll. o tt. (es.: E. Gerhard, Etruskische Spiegel, Berlin 1843-1867, 4 voll.).

Se però si cita un solo volume, dopo il titolo dell’opera si indica il numero romano del volume citato, l’eventuale titolo particolare in corsivo e le note tipografiche riferite soltanto a questo (es.: G. Körte, H. Brunn, I rilievi delle urne etrusche, II/2, Roma-Berlino 1896).

Per le ristampe anastatiche si indicano le note tipografiche dell’originale e poi, tra parentesi, quelle della ristampa precedute dall’abbreviazione rist. anast.; es.: E. Fiumi, Ricerche storiche sulle mura di volterra, «Rassegna Volterrana», XVIII (1947), pp. 25-93 (rist. anast., Volterra, Accademia dei Sepolti, 2015).

Se il volume fa parte di una collana, il nome di questa, in tondo, va indicato dopo l’anno di edizione, fra parentesi tonde e senza virgolette (le virgolette sergentate solo nel caso di specifica della collana (es.: Biblioteca di…); il numero progressivo in cifre arabe segue il nome della collana, separato da una virgola; es.: G. de Marinis, Topografia storica della Valdelsa in periodo etrusco, Castelfiorentino, Società Storica della Valdelsa, 1977 (Biblioteca della «Miscellanea Storica della Valdelsa», 1).

Il numero delle pagine o delle colonne si riporta in cifre romane (in maiuscoletto) o arabe, come è nel testo e si fa precedere dall’abbreviazione p. o pp.; col. o coll.

Le pagine di un intero saggio si indicano con i numeri estremi separati da un trattino senza spazi (es.: pp. 255-282 e non 255-82). Lo stesso, per le pagine a cui si riferisce la citazione, se sono continue; altrimenti si indicano le singole pagine, separate da virgole (es.: pp. 3, 5, 8); per un numero imprecisato di pagine si indica la prima seguita da sgg. Quando il riferimento è localizzato in più punti si usa passim. Se si cita un volume in generale non si dà il numero delle pagine o delle colonne. Per le tavole si usa l’abbreviazione tav. o tavv., seguita dal numero in cifre romane o arabe, seguendo la dicitura del testo.

 

Opere e autori citati più volte

Nelle citazioni successive di una stessa opera si ripete il cognome dell’autore e le prime parole del titolo seguite dall’abbreviazione cit. in tondo (preceduta dalla virgola) e dal numero delle pagine che si vogliono citare (es.: Fiumi, La «facies» arcaica, cit., pp. 32-34).

Quando la seconda citazione segue immediatamente la prima, si usa ivi in corsivo (in maiuscolo se è all’inizio della nota), seguito dal numero delle pagine citate. Se queste sono le stesse della citazione precedente basta ibidem, sempre in corsivo (in maiuscolo se è all’inizio della nota).

I titoli lunghi di opere spesso citate si possono abbreviare anche alterandoli, purché dopo la prima citazione si usi, tra parentesi tonde, la locuzione da ora, seguita dal titolo abbreviato; es.: E. . Fiumi, I confini della diocesi ecclesiastica, del municipio romano e dello stato etrusco di Volterra, «Archivio Storico Italiano», CXXVI, 1 (1968), pp. 23-60 (da ora Fiumi, Confini Volterra).

Se si citano saggi diversi da una stessa opera miscellanea, la prima volta si dà il titolo del saggio seguito da virgola e da in (in tondo) e dal titolo completo dell’opera: il titolo del secondo saggio sarà seguito da ivi se segue immediatamente il precedente, altrimenti dal titolo dell’opera nella forma abbreviata e dal numero delle pagine (ess.: F. Delpino, Aspetti del momento iniziale dell’età del Ferro a Volterra, in Volterra. Alle origini di una città etrusca. Atti della giornata di studi in memoria di Gabriele Cateni (Volterra, 3 ottobre 2008), a cura di G. Camporeale, A. Maggiani, Pisa-Roma, Serra, 2009 (Biblioteca di «Studi Etruschi», 49), pp. 51-62; G. Camporeale, Volterra nel Villanoviano recente. Aperture culturali, ivi, pp. 63-85; in citazione non consecutiva: A. Maggiani, Un cinturone villanoviano da Volterra, in Volterra. Alle origini, cit., pp. 309-332).

Nel caso che alla citazione di un’opera di un autore segua immediatamente la citazione di un’altra opera dello/-gli/-la/-le stesso/-i/-a/-e autore/-i/-trice/-trici, invece di ripeterne il nome, si usa Id. o Iid. o Ead. o Eaed. in maiuscoletto (ess.: A. Nascimbene, Volterra tra Villanoviano II e Orientalizzante, in Volterra. Alle origini di una città etrusca. Atti della giornata di studi in memoria di Gabriele Cateni (Volterra, 3 ottobre 2008), a cura di G. Camporeale, A. Maggiani, Pisa-Roma, Serra, 2009 (Biblioteca di «Studi Etruschi», 49), pp. 87-189; Ead., La necropoli della Guerruccia a Volterra nel quadro dell’età del Ferro dell’Etruria settentrionale, Pisa-Roma, Serra, 2012 (Monumenti Etruschi, 12).

Nel citare un saggio già pubblicato in un volume e ripubblicato in un altro, dopo le consuete indicazioni relative al primo volume si usa l’abbreviazione rist. in (in tondo) seguita dal titolo completo del nuovo volume (es.: E. Fiumi, Ricerche storiche sulla mura di Volterra, «Rassegna Volterrana», XVIII (1947), pp. 25-93, rist. in Id., Ricerche storiche sulla mura di Volterra, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2015).

 

Opere straniere

Si danno il titolo e le locuzioni a cura di e simili in lingua originale, come da frontespizio. Le indicazioni tratte da altre parti del libro si danno in italiano, tra parentesi quadre. Il luogo dell’edizione va in lingua originale mentre pp., sgg., voll., tt. si danno in italiano. Le maiuscole si danno come compaiono sul frontespizio (es.: Studying Medieval Women, ed. by N.F. Partner, Cambridge (Massachusetts), The Medieval Academy of America, 1993). Se invece si cita la traduzione italiana, ci si attiene alle regole generali, facendo precedere le note tipografiche dalla locuzione trad. it. (es.: F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, trad. it., Torino, Einaudi, 1976). In questo caso, si può aggiungere anche il titolo originale; es.: W. Schirer, Storia del Terzo Reich, trad. it., Torino, Einaudi, 1962, 2 voll. (tit. orig.: The Rise and Fall of the Third Reich).

 

Opere antiche a stampa (secc. XV-XVIII)

Il nome dell’autore si riporta nella forma che compare sul frontespizio in maiuscoletto (es.: De origine et causa pestis patavinae per Bassianum Landum).

Se è in genitivo e precede il titolo, non lo si separa da questo con virgola (es.: Callimachi Experientis [Philippi bonaccorsi] Carmina). Se non figura nel frontespizio, ma in altre parti del libro, lo si riporta senza parentesi quadre, che verranno invece usate qualora lo si ricavi da fonti esterne.

l titolo si può abbreviare, segnalando l’abbreviazione con tre puntini.

Le note tipografiche si danno nella forma e nella lingua del frontespizio, l’anno in cifre arabe, anche quando è reso diversamente.

 

Manoscritti

L’autore si cita nella lingua del manoscritto, indicando per esteso in maiuscoletto il nome, il cognome e l’eventuale appellativo patronimico o di origine (ess.: Bernardinus Telesius, Johann Müller, Francesco da Barberino, etc.), o solo il nome, quando l’autore è conosciuto solo con quello (es.: Beda, Irnerius). I santi e i papi si citano col loro nome (es.: S. Hieronimus, Paulus pp. VI).

Se l’autore è supposto, si mette tra parentesi quadre. Il titolo, che può essere abbreviato, va in corsivo. Segue poi, in maiuscoletto, il nome dell’ente che conserva il manoscritto, il nome del fondo (in corsivo), la segnatura (in maiuscoletto) e il numero delle carte (in tondo) (es.: Laurentii Bonincontrii, Annales, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Magliab.-Strozziano, XXV, 559, cc. 3v-4r).

 

Archivi e biblioteche

L’ente (archivio o biblioteca) in cui è conservato il documento o manoscritto da cui si fa la citazione, si dà in maiuscoletto: per esteso la prima volta e poi in forma abbreviata. Le abbreviazioni si possono riportare o all’inizio dell’articolo o dopo la prima citazione, indicandone, tra parentesi tonde, la sigla, preceduta dalla locuzione da ora. Si tenga presente che Archivio Centrale dello Stato si abbrevia ACS; Archivio di Stato, Archivio Comunale, Archivio Storico Comunale, Archivio Vescovile, Archivio Arcivescovile, rispettivamente con AS (seguito dalla sigla automobilistica in maiuscoletto), AC, ASC, AV, AA, seguiti dall’iniziale della località; ess.: Archivio di Stato di Firenze (da ora ASFi), Archivio Comunale di Castelfiorentino (da ora ACC) [se fosse presente anche la sigla dell’Archivio Comunale di Certaldo, l’ultima C si fa seguire da a in maiuscoletto per Castelfiorentino (es.: ASCCa) e da e per Certaldo (es.: ASCCe)], Archivio Storico Comunale di San Gimignano (da ora ASCSG), Archivio Storico Diocesano di Volterra (da ora ASDV), Archivio Arcivescovile di Lucca (da ora AAL).

Il nome della località si dà invece in tondo per gli archivi privati e per le biblioteche, quando non faccia parte del nome della biblioteca stessa; ess.: Archivio Guicciardini, Firenze (da ora AGF); Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze (da ora BMLF); ma Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (da ora BNCF).

Per la citazione dei fondi archivistici o bibliografici attenersi fedelmente alla denominazione che compare sui cataloghi e sugli inventari.

Il fondo (pure abbreviabile come detto sopra), la serie e le eventuali ripartizioni vanno in corsivo, separati tra loro da virgole e ciascuna con iniziale maiuscola, mentre le indicazioni dell’unità archivistica (filza, busta, inserto) e l’eventuale citazione di una data vanno in tondo, sempre separate da virgola. Se di un’unità archivistica si riporta il titolo o l’oggetto, questo va tra virgolette basse «  ».

Il numero della carta o della pagina va in tondo, preceduto dall’abbreviazione c. o cc.; p. o pp. L’eventuale indicazione r (per recto) o v (per verso) va in corsivo, senza lasciare spazio e sul rigo, es.: c. 23r; cc. 2v-3r; c. 18 (e non c. 18r-v o 18rv).

Ess.: Archivio di Stato di Siena (da ora ASSi), Archivio del Comune di Colle (da ora Colle), 63, c. 6v; Archivio di Stato di Firenze (da ora ASFi), Diplomatico, Comunità di Colle (da ora Diplomatico, Colle), 1207 maggio 23; ASFi, Prefettura, Affari segreti (1849-1864), filza 20, affare 60 «Sequestro di giornali».

Se si pubblica il testo di un documento, la didascalia deve comprendere sinteticamente: tipo del documento, autore o mittente, destinatario, data topica e cronica (riportando, nell’ordine, anno, mese e giorno per i documenti medievali; all’inverso per quelli moderni). La segnatura va collocata di seguito, tra parentesi tonde, seguendo le regole già indicate; es.: Atto di sottomissione degli uomini di Gambassi al Comune di San Gimignano, Gambassi, 1268 dicembre 7 (ASFi, Diplomatico, Comunità di San Gimignano); Telegramma di Lanza a Lamarmora, 23 ottobre 1870 (ASFi, Prefettura, Gabinetto, b. 32, fasc. 113).

 

Voci di enciclopedie e dizionari

Si danno autore e titolo della voce, secondo le norme consuete, seguiti dal titolo dell’enciclopedia o del dizionario, preceduto da in e dall’indicazione del volume, delle relative note bibliografiche e delle pagine o colonne estreme in cui è compresa la voce (es.: C. Grayson, Lorenzo Bonincontri, in Dizionario Biografico degli Italiani, XII, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1970, pp. 209-211).

 

Tesi di laurea, di specializzazione o di dottorato

Dopo il nome e il cognome dell’autore e il titolo, che si riportano con le stesse norme usate per i libri, si aggiunge: tesi di laurea, il nome del relatore, la facoltà e l’anno accademico in cui la tesi è stata discussa (es.: S. Ragazzini, Le necropoli ellenistica de “La Ripa di Cellole”, San Gimignano (Siena), tesi di laurea, rel. G. Camporeale, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze, a.a. 2007-2008).

 

Rinvii a risorse digitali on line

Nei rinvii a risorse digitali (saggi, articoli, pagine, immagini, ecc.) disponibili on line sulla rete Internet, l’URL (Uniform Resource Locator) si fa precedere dal simbolo “minore” < e seguire da quello “maggiore” >, rimuovendo il collegamento ipertestuale che si genererà automaticamente (es.: M. Bonamici, L’acropoli prima del santuario, in Volterra. Alle origini di una città etrusca. Atti della giornata di studi in memoria di Gabriele Cateni (Volterra, 3 ottobre 2008), a cura di G. Camporeale, A. Maggiani, Pisa-Roma, Serra, 2009 (Biblioteca di «Studi Etruschi», 49), pp. 225-268, in <https://www.academia.edu/9212206/Lacropoli_prima_del_santuario>).

 

 

Modalità di consegna dei contributi

I testi (testo dell’articolo, didascalia/e dell’immagine/i), redatti con programmi di videoscrittura PC o MAC compatibili, nei formati con estensione .doc, .docx, .rtf oppure .odt., avranno le dimensioni massime concordate con ogni singolo autore sulla base delle esigenze editoriali del numero della rivista e, comunque, ogni articolo non potrà essere superiore ai 60.000 caratteri spazi e bibliografia inclusa.

Immagini digitali a colori e in formato .tif: risoluzione minima richiesta 300 dpi, con dimensioni lineari per il formato paesaggio base cm 21, per il formato ritratto altezza cm 21.

Disegni al tratto: si predilige il formato vettoriale; se i disegni sono rasterizzati si vedano le indicazioni per le immagini digitali.

L’invio dei contributi avverrà in un’unica soluzione (una sola cartella) con all’interno più files distinti:

1. Testo con note a piè di pagina in cui sarà inserita la bibliografia come indicato nelle Citazioni bibliografiche (cfr. supra)

2. Immagini, denominate con numero progressivo corrispondente alle didascalie;

3. Didascalie immagini in formati con estensione .rtf, .doc, .docx oppure .odt.

 

Il materiale consegnato deve essere inviato preferibilmente per posta elettronica al seguente indirizzo:  info@accademiasepolti.it

Se corredato di immagini pesanti, deve essere trasmesso al medesimo indirizzo tramite WeTransfer.

In alternativa può essere copiato su compact disk (CD), su pen drive o memoria esterna e consegnato brevi manu (oppure copiato su supporto digitale) al Direttore, al Segretario di redazione o a un membro della redazione, oppure al Consolo, nel caso non sia anche il Direttore della rivista.

In alternativa può essere inviato al seguente indirizzo di posta ordinaria: Accademia dei Sepolti, via Buonparenti, n. 7, 56048 Volterra (PI).

Il materiale consegnato in originale a mano o per posta (sia pubblicato che non pubblicato) sarà conservato nell’archivio dell’Accademia dei Sepolti, a meno che l’autore/gli autori non decida/no di ritirarlo, recandosi personalmente nella sede dell’Accademia o con delega adeguatamente firmata e accompagnata da documento di identità in corso di validità del delegato e del delegante.

INDICI DELLA RASSEGNA

Dal numero I (1924) al numero XC (2013)
a cura di Renato Galli e Giuliano Masi

INDICE DEGLI AUTORI

A/B   –   C   –   D/F   –   G/J   –   K/M   –   N/Q   –   R/Z

La cifra romana indica l’annata; quella araba, rispettivamente, l’anno di pubblicazione, il fascicolo allorché la rivista fu stampata in fascicoli quadrimestrali o semestrali, l’ultima la pagina.

Volumi della RASSEGNA VOLTERRANA ed anni di pubblicazione

Numero

Fascicolo

Anno

I

1

gennaio 1924

2

maggio 1924

3

settembre 1924

II

1

giugno 1925

2

settembre 1925

3

dicembre 1925

III

1

gennaio-giugno 1926

2

luglio-dicembre 1926

IV

1

gennaio-giugno 1930

2

luglio-dicembre 1930

V

1

gennaio-giugno 1931

2

luglio-dicembre 1931

VI

1

gennaio-giugno 1932

2

luglio-dicembre 1932

VII

1-2

(pubblicato 1935)
1933

VIII

1-2

(pubblicato 1936)
1934

IX

1938

X-XI

1939

XII-XIII

1940

XIV-XVI

1942

XVII

1946

XVIII

1947

XIX

1951

XX (erroneamente segnato XVIII)

1952

XXI-XXIII

1955

XXIV-XXVI

1958

XXVII-XXX

1962

XXXI

1964

XXXII

1965

XXXIII-XXXV

1968

XXXVI-XXXIX

1972

XL-XLI

1974

XLII-LIII

(pubblicato giugno 1977)         1977

LIV-LV

1979

LVI

1980

LVII

1981

LVIII

1982

LIX-LX

(pubblicato 15 maggio 1985)
1983-1984

LXI-LXII

1985-1986

LXII-LXIV

(pubblicato novembre 1989)  1987-1988

LXV-LXVI

(pubblicato luglio 1990)
1989-1990

LXVII

(pubblicato giugno 1991)
1991

LXVIII

(pubblicato giugno 1992)
1992

LXIX

(pubblicato luglio 1993)            1993

LXX (Dagli albori del comune … Atti del Convegno)

(pubblicato aprile  1995)
1994

LXXI-LXXII

(pubblicato marzo 1996)
1994-1995

LXXIII-LXXIV

(pubblicato 1998)  1996-1997

LXXV

(pubblicato 1999) 1998

LXXVI

(pubblicato luglio 2000)
1999

LXXVII

(pubblicato marzo 2001)
2000

LXXVIII

(pubblicato agosto 2001)
2001

LXXIX (Mario Guarnacci … Atti del Convegno)

(pubblicato ottobre 2003)
2002

LXXX-LXXXI

(pubblicato novembre 2004)
2003-2004

LXXXII

(pubblicato novembre 2005)
2005

LXXXIII

(pubblicato luglio 2006)
2006

LXXXIV

(pubblicato gennaio 2008)
2007

LXXXV

(pubblicato gennaio 2009)
2008

LXXXVI

(pubblicato gennaio 2010)
2009

LXXXVII

(pubblicato aprile 2011)
2010